Libro di cucina di Dalì, Les diners de Gala (Le cene di Gala) probabilmente siamo davanti al ricettario più eccentrico ed stravagante mai fatto prima, pubblicato nel 1974 con solo 400 copie stampate.
“Quando avevo sei anni volevo essere cuoco”, a 68 soddisfa ampiamente quel proposito dando forma ad un libro di ricette piuttosto surrealista e comunque nella linea della sua traiettoria artistica.
Sul colophon si legge:
“Il divino Salvador Dalí Domènech Philippe Hyacinthe ha ideato e materializzato questo lavoro dedicato a Gala”.
Gala era sua moglie e musa ispiratrice di gran parte del suo lavoro. L’opera è preceduta da un portafoglio di dodici litografie a colore pubblicate nel 1971 sotto lo stesso titolo, ognuna riprodotta in questa edizione ampliata.
Tutte le ricette contenenti in questo libro sono state elaborate con grande precisione da uno “chef” che preferisce restare nel anonimato più segreto.
L’unica produzione di Dalì interamente dedicata ai piaceri del gusto culinario, infatti non si tratta di una formula dietetica, piuttosto suggerisce ignorare quei grafici e tabelle in cui la chimica prende il posto della gastronomia.
Una serie di ricette bizzarre non adatte ai palati più timidi ma neanche ai contatori di calorie, è un libro aggressivo, impertinente e molto vivace che propone ricette esotiche a base di rane, lumache e afrodisiaci tra tanto altro nelle 136 ricette all’interno del libro.
Ricetta surrealista: “Avocato toast”
Avvocato schiacciato con le cervella d’agnello e mandorle tritate, il tutto miscelato ed spalmato su una fetta di pane tostato.
Fusione tra arte e gastronomia che stimola tutti i sensi e ci indurre a riflettere sulle incisioni e la connessione d’esse con le ricette proposte.
Un tuffo gastronomico nell’universo onirico proprio dei dipinti dell’artista
😀 😀 ho difficoltà a ad immaginare questo abbinamento. La cucina è arte ma non è detto che si collochi nel surrealismo 😀 😀
Sally
Si, 🙂 certamente non è un abbinamento comune, ma il bello della gastronomia è che si può collegare a tutto perché risiede in tutto. Non penso che le ricette di Dalì siano l’apoteosi del gusto, sarebbe un’esperienza per lo più teatralizzante. Mi pare interessante il fatto che artisti che si occupano di tutt’altro si siano interessati in qualche modo di questo arte. 🙂